E' una lezione-spettacolo, per nulla accademica,
sorta di florilegio di testi giullareschi italiani medioevali e moderni,
raccolti con l'intento di offrire all'attenzione dello spettatore il
carattere specifico della parola giullaresca, quello di essere pensata
appositamente per la scena, più che per la pagina scritta.
Ecco allora che il percorso proposto è un'occasione per ascoltare
e veder rappresentati brani poetici del XIII e XIV secolo, esemplari
di una letteratura un tempo considerata minore ed ancora oggi poco studiata
ma che, al di là dell'indiscutibile vivezza e godibilità
rappresenta, in alcuni casi, un estremo interesse per le soluzioni di
grande modernità, quasi premonitrici di esiti letterari molto
posteriori.
Si va da un classico lungamente dibattuto come “Rosa fresca aulentissima”
di quel Ciullo o Cielo d'Alcamo che già fu al centro di svariate
contese tra critici, ai sorprendenti giochi linguistici del “Bisbidis”
di Manoello Giudeo, passando per testi celebri e amati dai cultori come
“La nascita del villano” di Matazone da Caligano e la straordinaria
e grottesca drammaticità della “Parodia della Passione”
di Ruggieri Apugliese.
Il tutto incorniciato da due brani scritti dall'interprete: una libera
rilettura di una novella del Sacchetti e, nel finale, un omaggio dedicato
all'antica tecnica del grammelot, linguaggio quasi senza parole riconoscibili
e basato sulla tecnica onomatopeica dell'imitazione di altre lingue.
Ogni brano è preceduto da un'illustrazione storico-critica da
parte dell'attore, che introduce lo spettatore moderno ad una migliore
intelleggibilità non solo della lettera ma anche delle questioni
tematiche e stilistiche proposte da testi tanto lontani nel tempo anche
se per molti fattori incredibilmente attuali.

• durata:
80-90 minuti