Un amore
impossibile

Libera riduzione
scenica dall'omonimo
di Giorgio Manganelli

a cura di
Nenè Barini
e
Matteo Belli
in collaborazione
con
Katia Pietrobelli

Regia:
Matteo Belli

Musiche:
Paolo Vivaldi

con
Matteo Belli
Katia Pietrobelli

Scenografia:
Luigi Sermann

Luci, fonica:
Luigi Sermann

Aiuto regia:
Katia Pietrobelli

Costumi:
Ileana Colognesi

Organizzazione:
Maurizio Sangirardi

Fotografie:
Vittorio Bergamaschi

Progetto grafico:
Mirella Pagin

Una “viziosa corte di Danimarca” sull'orlo di un declino irreversibile; un paradiso di broccati e sete preziose, di nome Colombelles, altrettanto in agonia. Un principe ed una principessa che, attraverso una macchina in grado di catapultare parole verso mondi sconosciuti, instaurano una corrispondenza tecno-epistolare, dai rispettivi universi conchiusi, dei quali entrambi percepiscono l'imminente tramonto.

Nel caso del principe, che di nome fa Amleto, si tratta del disfacimento del celebre universo letterario delimitato dalle pagine del dramma shakeasperiano, orizzonte di un mondo che il malinconioso ed esuberante Amleto vorrebbe abbandonare per partire alla ricerca di altri luoghi possibili, disobbediendo al proprio dio-autore e alle trite convenzioni di una quotidianità che sta inviluppando in una noia mortale e sempre più insensata tutti i suoi protagonisti: Ofelia, la coppia di regnanti, Horatio e così via. Unica variante di tanto stantio replicarsi pare essere l'imprevedibilità di un Fantasma del Padre, alle prese con oscure trame di fuga, ordite da non meglio specificati macchinatori.

Dall'altra parte della verbobalista (la catapulta verbale inventata dall'ingegnoso Marcello), risponde il soave aplomb della Principessa di Clèves che tra decessi d'improbabili mariti e l'avvento di amanti dalla marionettistica consistenza, cerca di sedare l'audacia del Principe, ricordandogli che disobbedire ai propri dei per forzare il limite del mondo in cui si vive non è altro che ubbidire agli dei ulteriori nei cui territori si andrebbe inevitabilmente a parare.

Il finale, per nulla conciliatorio, completa la trama intessuta di profonda ironia, la quale fa incontrare, in un gioco squisitamente letterario, personaggi eterogenei alla ricerca di inedite proiezioni comunicative, intuizione forse non poco profetica, da parte dell'autore.

Sulla grande maestria del linguaggio manganelliano s'innesta il doppio lavoro compiuto da Nenè Barini e Matteo Belli in collaborazione con Katia Petrobelli, consistente nella riduzione e interpretazione di un testo che dalla pagina si faccia parola e corpo sonoro per l'ascolto in vivo dello spettatore. Ne emerge un dinamismo scenico, inquadrato dalla “macchina” appositamente creata da Luigi Sermann, che dalla dimensione del contrasto a tavolino estrae personaggi e situazioni giocose, come conigli un po' sorpresi di fuoriscire da un cilindro tanto elegante. Katia Pietrobelli e Matteo Belli non possono infine non ringraziare Lietta Manganelli, figlia del grande scrittore, per l'appassionata provocazione con cui li ha condotti ad incontrare un testo quasi inedito sulle scene italiane.


durata:
75 minuti






 

scheda
_-tecnica:

Spazio scenico:
Lo spettacolo è a pianta centrale, su un palcoscenico sopraelevato 8,00 x 2,00 m., due elementi quadrati di palco alle estremità (2,00 x 2,00 m.) h. 0,85 m. da terra ed un elemento centrale di 4,00 x 2,00 m. h 0,60 m. da terra, si consiglia l'utilizzo di elementi di palcoscenico tipo PAV 750 o 800, la platea deve essere disposta in 4 quadrati approssimativi in schema doppio frontale rigorosamente divisi al centro da un corridoio da 2,50 m.. ( è disponibile una pianta a richiesta).

Impianto luci:
n° 8 P/C 500 W
n° 1 P/C 2000W
n° 12 PAR 36
n° 2 PAR 64 CP 61
n° 15 CH dimmer + mixer
n° 5 ganci per faro tipo superclamps
caveria adeguata alle disponibilità tecniche di sala considerando che la struttura scenica è anche portante dell’impianto luci

Impianto fonica:
n° 1 microfono SM58 su asta
lettore CD
mixer 4 + 4 CH + aux e ingresso effetti
n° 4 casse adeguate alla sala

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